Diritto all’oblio: sì della camera all’unanimità
In Italia sono circa 3.6 milioni le persone affette da patologie oncologiche. Tra questi, circa un milione sono coloro che hanno lasciato la malattia alle spalle e non necessitano di trattamenti (dato ripreso dalle statistiche elaborate dall’Istituto Superiore di Sanità). Queste persone hanno una aspettativa di vita simile a quella di chi non ha mai sofferto di questa patologia. Un esercito di guariti che brama una vita “normale”.
Dopo le difficoltà legate alla battaglia, vinta, contro il cancro, questi eroi “guariti” devono affrontare ostacoli sociali che impediscono loro di riprendere una vita come quella di tutti gli altri. Tra le problematiche più rilevanti vi è sicuramente la forte discriminazione burocratica e l’iniquità nell’accesso ai servizi finanziari e bancari ad esempio nell’ottenimento di mutui, nella stipula di polizze assicurative, come le assicurazioni sulla vita, e nelle richieste di adozioni di minori, in quanto per la fruizione di questi servizi è necessario dichiarare se si abbia avuto una patologia oncologica.
Guariti dal tumore, ma ancora soggetti a difficoltà legate alla storia della malattia
Quindi accendere un mutuo, stipulare polizze assicurative, introdursi ad un determinato posto di lavoro o adottare un figlio possono essere situazioni irrealizzabili per questa immensa platea di “sopravvissuti”.
Si è da sempre percepita la necessità di norme che consentano un pieno ed effettivo ritorno alla vita dopo il cancro. E tale necessità è certamente supportata dalla scienza. Il mondo scientifico e gli oncologi si sono espressi con chiarezza inequivocabile: i guariti hanno la stessa aspettativa di vita della popolazione generale di uguale sesso e di pari età.
E’ la stessa Unione Europea a dare l’input ai Paesi membri. La Risoluzione del Parlamento Europeo del 16 Febbraio 2022, nell’affermare che “le compagnie di assicurazione e le banche non dovrebbero considerare la storia clinica delle persone colpite da cancro”, chiede che i Paesi Membri emanino la normativa interna garantendo che i sopravvissuti a patologie oncologiche non vengano discriminati rispetto al resto della popolazione. In particolare, si chiede che “entro il 2025, tutti i membri garantiscano il diritto all’oblio a tutti i pazienti europei”. E così è stato per l’Italia.
Contro ogni stereotipo europeo che stigmatizza la politica italiana, al pari di una vignetta fumettistica a volte poco divertente, in questa occasione ci siamo fatti notare per impegno, unità e fermezza.
Maggioranza ed opposizione hanno lavorato affinché venisse presentato un testo unificato (frutto di più disegni di legge) che restituisse dignità e soprattutto un futuro a chi la sua battaglia l’ha già vinta: i malati oncologici guariti.
Diritto all’oblio approvato all’unanimità
Il 3 agosto 2023 la Camera dei deputati ha approvato all’unanimità (281 voti favorevoli e nessun contrario) la proposta di legge sul diritto all’oblio oncologico. Si tratta di norme per la prevenzione delle discriminazioni e la tutela dei diritti delle persone che sono state affette da malattie oncologiche, un vero e proprio “diritto all’oblio”, per garantire che alla guarigione clinica di un paziente oncologico corrisponda la possibilità, sino ad oggi limitata o addirittura negata, di esercitare i propri diritti in condizioni di uguaglianza rispetto al resto della popolazione, con riferimento all’accesso ai servizi finanziari, bancari, assicurativi, al mondo del lavoro, oltre alle procedure di adozione di minori.
Un vero e proprio “ritorno alle origini” che prende spunto dalla necessità di rispettare quanto sancito dalla nostra Carta Costituzionale agli articoli 2 (diritti inviolabili dell’uomo), 3 (eguaglianza e dignità sociale) e 32 (diritto alla tutela della salute) e, soprattutto, tutelare chi, oggi, la sua battaglia l’ha già vinta.
Un cambiamento necessario
Viene, dunque, stabilita, l’impossibilità, ai fini dell’accesso ai servizi bancari, assicurativi e finanziari, di: richiedere informazioni relative allo stato di salute del contraente concernenti patologie oncologiche da cui questo sia stato affetto in precedenza, qualora il trattamento attivo si sia concluso, senza episodi di recidiva, da più di dieci anni (periodo ridotto a cinque anni nel caso in cui la patologia sia insorta prima del ventunesimo anno di età); di applicare al contraente condizioni, costi ed oneri aggiuntivi o trattamenti diversi rispetto a quelli previsti per le generalità dei contraenti; utilizzare tale tipologia di informazione se precedentemente fornita dal consumatore o in qualsivoglia modo conosciuta. Inoltre, del diritto all’oblio deve essere fatta espressa menzione nei moduli o formulari predisposti ed utilizzati ai fini della stipula e del rinnovo dei rapporti creditizi.
Si conclude così, con l’unanimità della Camera dei Deputati, una prima importante tappa di un lavoro condiviso che serve a dare una risposta concreta per la vita delle persone.
Si avvia ad essere non più tollerato un trattamento differente riservato, sino ad oggi, a circa un milione di persone guarite da una malattia oncologica garantendo loro, finalmente, un futuro libero da tale stigma. La parola, quindi, passa al Senato per l’approvazione definitiva di questo disegno di legge. Diritto all’oblio significa ritorno alla vita in tutte le sue accezioni, fisiche, psicologiche e sociali.
Un ritorno alla vita che non vuol dire diniego della propria storia, ma desiderio di ritorno ad una rinnovata normalità.
Dott.ssa Serena Sciarrone